Nel continente l'urbanizzazione galoppa. Contro i rischi di povertà e cambiamenti climatici, il ruolo centrale dell'agricoltura

Tra il 1960 e il 2010 la popolazione africana che vive in città è cresciuta da 53 milioni a 400 milioni. Un punto di svolta, è stato definito. "Già", si sono chiesti gli autori di "Growing greener cities in Africa", primo rapporto sull'orticoltura nel continente messo a punto dalla Fao, "ma verso quale direzione?". Una preoccupata risposta è contenuta nelle oltre cento pagine del documento, concentrato sulle conseguenze dell'urbanizzazione (elencate punto per punto) e la necessità di salvaguardare ed incentivare il ricorso alle aree agricole ancora presenti in città. 

Secondo il Rapporto della Fao (Food and Agricolture Organization of the United Nations), la popolazione africana è la prima, a livello mondiale, per concentrazione negli slum. Nell'Africa sub-sahariana, oltre 200 milioni di persone vivono con meno di due dollari al giorno, 180 milioni sono quelli sprovvisti d'ogni precauzione medico-sanitaria -cifra che è raddoppiata rispetto al 1990- e 50 milioni coloro che consumano, quotidianamente, acqua non potabile. All'interno dello slum di Nairobi, la malnutrizione affligge la metà dei bambini. Così come la capitale del Kenia, molte altre città del continente sono sprovviste d'ogni minimo servizio di base. Altre, sempre secondo lo studio, preferiscono escludere dalle proprie planimetrie gli slum, rimuovendoli a colpi di bulldozers. Precarietà della vita che si traduce in totale instabilità lavorativa: 9 lavoratori urbani su 10 sono "impiegati informalmente", senza contratti ma con la certezza di un enorme monte ore. 

Queste le premesse del "Growing greener cities in Africa". Autentico vademecum che mette in guardia il continente dalle ripercussioni derivanti dall'urbanizzazione forzata e dai cambiamenti climatici. L'agricoltura garantisce sicurezza alimentare, dunque salute.

Nello stato del Malawi, 700mila persone residenti in città coltivano orti domestici per far fronte alle esigenze alimentari. Così in altri centri africani, anche se la crescita e la diffusione si sono manifestate senza alcuna regolamentazione, supporto e consapevolezza da parte della popolazione. Alcuni coltivatori, ad esempio, non possiedono la terra su cui lavorano, rischiando così di vedersela sottrarre per far posto a nuove abitazioni, industrie o infrastrutture. Inoltre, per capitalizzare la produttività della terra, diversi "contadini urbani" impiegano massicce dosi di pesticidi e acque reflue. 

Ecco perché all'interno del Rapporto viene rivolto un invito diretto a progettisti, architetti, amministratori delle città, affinché custodiscano le aree agricole, preziose per contenere lo sprawl urbano e preservare la biodiversità. A Kigali, capitale del Ruanda, sono stati destinati oltre 15mila ettari per l'agricoltura. A Lagos, città più popolosa della Nigeria, oltre 4.400.

Algeria, Benin, Burundi, Capo Verde, Ciad, Gabon, Ghana, Tanzania, Uganda, Tunisia. Questi alcuni dei Paesi sotto osservazione, per i quali la Fao ha formulato una serie di raccomandazioni affinché le principali città possano affrontare al meglio la crescente domanda di cibo e beni di prima necessità.