Dal Congo alla Russia, gli impegni di governi e organizzazioni per tutelare i polmoni verdi dal commercio illegale di legname

Nel bacino del fiume Congo, così come nell’Estremo oriente russo -regione confinante con la Siberia orientale- si parla oggi di sviluppo forestale sostenibile, per reagire al commercio illegale di legname.

Il 22 ottobre 2013, durante un incontro internazionale sull’industria del legno a Brazzaville, capitale della Repubblica del Congo, i rappresentanti di sei Paesi africani -Repubblica del Congo, Repubblica Democratica del Congo, Camerun, Repubblica Centrafricana, Costa d'Avorio e Gabon, i principali produttori di legname in Africa– hanno firmato la Dichiarazione di Brazzaville (www.fao.org/fileadmin/user_upload/newsroom/docs/Brazza_FR_2013.pdf) con cui si impegnano a promuovere lo sviluppo di un’industria del legno sostenibile e legale nel bacino del Congo. La regione, in cui sorge la seconda foresta tropicale più grande al mondo, dopo l’Amazzonia, è anche teatro di un commercio di legname illegale che, come si legge sul sito www.fao.org, sottrae ai governi circa 10 miliardi di dollari di entrate fiscali ogni anno.

Per questo motivo già nel 2003 l'Unione europea aveva adottato il piano d'azione FLEGT - Forest law enforcement, governance and trade contro il commercio illegale di legname.

L’Estremo oriente russo, che ospita il 9% delle foreste del mondo, affronta un’emergenza molto simile. Secondo il rapporto pubblicato l’11 ottobre 2013 dall’EIA - Environmental Investigation Agency.

Gran parte della deforestazione illegale in questa regione è alimentata dall’acquisto di pavimenti in legno in Europa e Stati Uniti. Uno dei principali acquirenti del legname è infatti la Cina, che rivende il prodotto agli show room di tutto il mondo. “Il legname viene poi acquistato – si legge nel rapporto - dai consumatori ignari degli effetti devastanti sulle popolazioni locali e sull'ambiente”. La foresta dell’Estremo oriente russo, uno dei polmoni verdi più a rischio nel mondo, è infatti l’habitat della tigre siberiana, una specie a sua volta a rischio estinzione.

Gli investigatori dell’EIA riferiscono che il rivenditore americano di pavimenti in legno Lumber liquidators ha importato dalla Cina milioni di metri quadrati di pavimenti in rovere massello dalla Suifenhe Xingjia Group, pur sapendo che avrebbe così alimentato il commercio illegale di legname russo. Questo accade nonostante, dal 2008, sia entrata in vigore la legge statunitense Lacey Act, che impone alle imprese di adottare misure per escludere dai loro prodotti il legno tagliato illegalmente.

Dal rapporto emerge inoltre che la Suifenhe Xingjia Group acquista il legname da fornitori che sono sotto esame da parte delle autorità russe per il disboscamento illegale.

Mostrando in un video che il 30% del commercio di legname globale proviene da fonti illegali (vimeo.com/64242398), l’EIA chiede che vengano rispettate le leggi come il Lacey Act, altrimenti “il consumatore finale continuerà inconsapevolmente ad arricchire le mafie che stanno saccheggiando le foreste del mondo”.

Per combattere i crimini forestali, FAO e Bers - Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo – hanno avviato un progetto congiunto per promuovere l’uso sostenibile delle risorse forestali nell’Estremo oriente russo. Presentato il 23 ottobre durante un incontro a Vladivostok, in Russia, il piano prevede l'inventario delle risorse forestali, lo sviluppo di moderne infrastrutture forestali e servizi come le reti di trasporto ferroviario, l’introduzione di tecnologie di lavorazione e raccolta del legno, oltre che la designazione di aree forestali protette a elevata biodiversità. Inoltre, secondo Bers e FAO, gli istituti di istruzione superiore dovrebbero includere nei programmi tematiche forestali specifiche, come la certificazione dei prodotti in legno.