Diritto al cibo e diseguaglianze sociali. Oxfam lancia l'Indice globale sull’alimentazione

Quantità, qualità, sanità e accessibilità a tutti degli alimenti. Sono questi gli ingredienti alla base dell’Indice globale sull’alimentazione (Good Enough to Eat Index) messo a punto da Oxfam. Al primo posto spicca l’Olanda, dove -a conti fatti- si mangia meglio che in Italia (ottavo posto).

Ma non è della qualità culinaria che si tratta, quanto dell’enorme e ingiusta diseguaglianza che insiste tra Paesi. Il Ciad, infatti, chiude la classifica dei 125 Paesi esaminati, insieme a Etiopia e Angola.

“Oxfam ha elaborato questo indice per evidenziare i problemi che si affrontano per nutrirsi in modo sano e adeguato nelle più diverse parti del mondo. Il Good Enough to Eat Index dimostra che, a livello globale, nonostante ci sia cibo a sufficienza per tutti, la possibilità di avere cibo salutare a sufficienza e a prezzi abbordabili non è così diffusa nel mondo. C’è ancora molto da fare per garantire che tutti siano in grado di mangiare in modo sano”, ha dichiarato Winnie Byanyima, Direttrice di Oxfam International.

Ancora una volta, grazie all’indice (ma non solo), è possibile scontrarsi con una realtà del tutto estranea all’agenda dei “grandi” del mondo. Povertà e ineguaglianza stanno alla base del “nutrimento della fame”, come riporta Oxfam. Senza redistribuzione di risorse, in un contesto “dove il mercato fallisce e le persone non hanno il denaro e le risorse necessarie per acquistare tutti i beni e servizi di cui hanno bisogno”, ha concluso Byanima.

Un altro tema fondamentale è quello collegato alla reale accessibilità del cibo, che Oxfam ha calcolato sulla base del Domestic Food Price Level Index elaborato da FAO e Banca Mondiale e che vede il Regno Unito registrare la performance peggiore tra le nazioni dell’Europa occidentale: l’Inghilterra è infatti all’ultimo posto, insieme a Cipro, tra i paesi europei. Stati Uniti, Giappone, Nuova Zelanda, Brasile e Canada sono fuori dalla top 20.

L’Africa è condannata all’oblio permanente. Tutte le nazioni del continente, tranne 4, occupano infatti le ultime 30 posizioni a cui si aggiungono Laos, Bangladesh, Pakistan e India. In Guinea, Gambia, Ciad il cibo costa due volte e mezzo in più degli altri beni di consumo, facendo di questi i paesi più cari dove acquistare prodotti alimentari. In Angola e Zimbabwe si registra la più alta volatilità dei prezzi.
I paesi in cui la popolazione affronta le maggiori difficoltà per accedere a una quantità di cibo sufficiente – con i peggiori indici di malnutrizione e di sottopeso infantile – sono Burundi, Yemen, Madagascar e India. Al contrario gli Stati Uniti, il Messico, le isole Fiji, il Kuwait e l’Arabia Saudita ottengono punteggi più bassi a causa dell’alto numero di individui con diabete o affetti da obesità.

È un quadro amaro quello dipinto dall’indice di misurazione di Oxfam. Che dovrebbe imporre alla road map degli incontri internazionali -tra i quali in primo luogo Expo 2015 di Milano (“Nutrire il pianeta”) un solo, fondamentale, punto all’ordine del giorno: il diritto all’alimentazione.

Qui le tabelle dell’Indice globale sull’alimentazione (Good Enough to Eat Index) messo a punto da Oxfam