Un documentario verde che racconta storie di persone che, attraverso il verde urbano, danno un nuovo senso alla parola comunità

Dall'ultimo giardino del più grande slum di Casablanca, in Marocco, all'economia di sussistenza messa in piedi da un gruppo di donne a Teresina, nel Nord Est del Brasile. Dagli orti comunitari di Berlino, con prodotti freschi coltivati a Kreuzberg, al cavolo locale "sakuma wiki" coltivato negli slum di Nairobi Morris. Fino ai giardini pensili in cima ad un palazzo di dieci piani a Torino o la "guerrilla" urbana condotta da un gruppo di giovani berlinesi.

Sei storie, una scaletta. Quella del film "God save the green" (una produzione Mammut Film in collaborazione con Rai Cinema, pubblicato dalla Cineteca di Bologna) scritto e diretto, tra gli altri, da Michele Mellara e Alessandro Rossi. Al centro, esperienze virtuose di sovranità alimentare e orticoltura urbana in contesti tra loro diametralmente opposti. "Il tema, si legge dalla sinossi del film pubblicata sul sito del documentario verde, è di stringente attualità. Moltissime sono le esperienze che ci fanno dire che un film che abbia come punto di partenza gli orti urbani e la sicurezza alimentare è urgente e necessario".

Ecco alcuni estratti del video.

Il giardino pensile di Torino:

 

La produzione a Teresina (Brasile):

 

Il sacco (in senso buono) di Nairobi: