"Ti restano 3000 caratteri", così recita l'incipit della mia fame. Quando pensi alla crisi, rifletti sulle ineluttabile condizione dell'uomo, cosi speranzoso e insieme disilluso: un paradosso in carne ed ossa.

La crisi avanza e i valori vengono meno: si miete minore lavoro, si mangia poca mediocrazia, si lamenta la sete di stabilità. La retorica non nutre di certo ma è un buon punto di partenza per la riflessione madre: quanti tipi di fame soffriamo?
Storia di una studente "precaria": tra virgolettato perchè nella mia attuale condizione di studente mi reputo fortunata; mi barcameno nell'aleatorietà dei miei sogni e i miei sogni sono più reali dei sogni: un lavoro, una casa, un cane, l'entusiasmo, un tempo tutto mio da spendere per coltivare la mia persona. Questo è solo l'occhiello di denuncia per un momento storico che non conosce sconti di pena per gli idealisti pessimisti come me. Eppure mi restano già "soltanto" 2009 caratteri (compresa la battitura di queste ultime parole).
Già ,oggi è cosi, occorre una bilancia per tutto, anche per le urla di disperazione di migliaia di ragazzi che come me brancolano nel buio. 100 grammi di coraggio, 25 grammi di voglia di fare, 43 (il numero dispari porta fortuna) grammi di beneficio del dubbio, 90 grammi di curiosità e infine un pizzico di pia ricerca di sè attraverso la condivisione reale con gli altri: questa sarebbe la ricetta per la serenità.
Mia nonna, o per meglio dire, la signora Adelina, donna di "fatica" da circa 60 anni, non si arrende mai e sorride sempre; quando penso a lei, di giorno zappatrice, di notte ballerina, in sogno amatrice, inizio ad agitarmi, le palpitazioni aumentano, il terreno sotto i piedi viene meno; non sarò mai come lei o forse si. Che importa? la fame non ha nemici.
La fame si nutre da sè, erode animi fertili e incute terrore nei giovani che guardano ai piu anziani con sguardo di ossequio e stima. Un po' quel che capita sovente a me e a chi come me, ogni giorno fa un passo, per un "chissà-dove-semmai-almeno-la sveglia-suona sempre-alle 7".
Per tutti quei ragazzi che come me alzano le tapparelle delle loro stanze per cercare, l'entusiasmo perduto. Non è smarrito per sempre! Serve guardare meglio: è una storia di giochi a nascondino e teste sotto la sabbia. Io non ci sto.

Ho fame e ogni giorno vado al supermercato della speranza per comprare pane fresco da dare alle mie idee. Soffocherà lentamente quell'oppressione nascosta dal lieto tepore di un bicchiere di vino. D'altronde non mi sento più le gambe; dalle ferite delle mie illusioni non esce sangue. Ci chiedono il sacrificio, ci regalano un sansificio: e spremono e spremono noi uomini come olive fruttuose e poi abbandonano i nostri resti gettandoli a terra, forse convinti che rendano come fertilizzanti di vecchi terreni stanchi. stanche sono le nostre aspettative;denutriti i corpi delle loro bugie.

Ma che importa? Io sono "solo" qui e mi restano "solo" altri 57 caratteri.