Il Benin (insieme al Togo) è riuscito a dimezzare la percentuale delle persone che soffrono la fame prima del 2015, nonostante le gravi perdite di raccolto causate dall'alluvione nel 2012

Togo e Benin giocano d’anticipo. I due Paesi dell’Africa occidentale hanno infatti già raggiunto il primo degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio: dimezzare, tra il 1990 e il 2015, la percentuale di persone che soffrono la fame (www.un.org/millenniumgoals). Lo ha affermato Graziano da Silva, direttore generale della FAO, l’organizzazione per l’alimentazione delle Nazioni Unite (www.fao.org), durante una visita ufficiale nei due Stati. Il viaggio di da Silva in Africa occidentale è terminato il 6 novembre 2013 a Lomè, capitale del Togo, dove il direttore generale ha incontrato il presidente Faure Gnassingbé Essozimna.

Togo e Benin sono inoltre vicini a raggiungere l'obiettivo fissato dal Vertice mondiale della FAO nel 1996, e cioè dimezzare il numero effettivo di persone denutrite entro il 2015.

Il risultato ottenuto dal Benin è stato definito dalla FAO “un successo impressionante” (www.fao.org/news/story/en/item/203975/icode), vista l’emergenza che la regione ha dovuto affrontare nell’agosto 2012, quando il fiume Niger ha esondato, causando una perdita del raccolto pari a 20 milioni di dollari -che equivale a circa lo 0,3% del Pil- in un Paese in cui l’agricoltura copre il 70% dell’occupazione nazionale.

Durante la visita, da Silva ha annunciato la decisione della FAO di intervenire con l’attuazione di un programma d’emergenza per offrire assistenza ai villaggi settentrionali di Malanville e Karimama, le comunità più colpite dall’alluvione. Il programma rappresenta anche un sostegno al governo del Benin che, come si legge sul sito della FAO, aveva ormai quasi esaurito le risorse stanziate per l’assistenza alle vittime.

Una parte delle risorse saranno utilizzate per sostenere le attività commerciali di circa 1300 giovani, che avevano avviato un’attività agricola nel quadro di un programma, varato dal governo, volto a ridurre la disoccupazione giovanile.

Graziano da Silva, che in Benin ha incontrato il presidente Yayi Boni, ha ricordato che il programma include anche “rinforzi strutturali per preparare la popolazione agli shock climatici più gravi e frequenti, dovuti agli effetti del cambiamento climatico”. Le 7500 famiglie più colpite dalle inondazioni riceveranno, infatti, attrezzature agricole, fertilizzanti, sementi di qualità per riso, verdure di stagione e mais oltre che una formazione sulle attività che seguono alla raccolta, come la conservazione e la produzione di sementi. La formazione prevede inoltre, per gli agricoltori, un’istruzione sulle migliori pratiche di coltivazione, fra cui il micro dosaggio di fertilizzanti “per aumentare la produzione agricola, ridurre i costi e tutelare l'ambiente”. Questi interventi avranno l'obiettivo di sviluppare meccanismi comunitari già esistenti, in modo da aiutare la comunità beninese a migliorare la sua resilienza –intesa come l’insieme di strategie adottate per resistere a fattori di stress esterni tra cui, appunto, i disastri naturali.

La speranza di Da Silva è che il Benin, regione con un grande potenziale agricolo, soprattutto nel sud del Paese, “possa diventare la futura casa di una riserva alimentare regionale in grado di compensare le carenze delle zone in cui la produzione è più debole, come il Sahel”, area arida che taglia trasversalmente il Nord del continente, dall’oceano Atlantico al Mar Rosso.