ActionAid, Re:Common, Peuple Solidaires, Grain, Oakland Instutute, il Conseil Nacional de Concertation et de Coopération des Ruraux e Enda Pronat lanciano un appello per tutelare esistenza e dignità contadina del Paese africano. Il coinvolgimento di una società italiana

Stop all’accaparramento di terre in Senegal. È questo il (rinnovato) appello lanciato da ActionAid, Re:Common, Peuple Solidaires, Grain, Oakland Instutute, il Conseil Nacional de Concertation et de Coopération des Ruraux e Enda Pronat che ha lo scopo di richiedere la sospensione del progetto Tampieri nel nord est del Senegal. Un progetto ritenuto un attentato all'esistenza e ai mezzi di sostentamento degli abitanti della regione.

“Mediante una concessione governativa, ventimila ettari di terra saranno sottratti agli abitanti locali che vivono di pastorizia, piccoli allevamenti, agricoltura”, scrivono gli autori dell’appello, “privandoli di ogni possibilità di sussistenza. La maggior parte delle comunità locali chiedono di interrompere il progetto. Ma la loro voce da sola non basta. Uniamoci a loro. Fermare il progetto della Tampieri attraverso la sua controllata Senhuile SA si può”.

Il 51% di questa è in pancia infatti dell'italiana Tampieri Financial Group SpA e il 49% alla società senegalese a capitale misto Senéthanol.

Il 3 marzo scorso una delegazione attivista e contadina del Paese è stata a Roma, per un incontro pubblico centrato sugli impatti del progetto della Tampieri, peraltro al centro anche dal nuovo rapporto dell’Oakland Institute, il quale ha posto in rilievo, oltre agli impatti devastanti sulla comunità, la grave mancanza di un autentico processo di consultazione e coinvolgimento e della costruzione del consenso da parte delle popolazioni del Ndiael e la totale opacità delle operazioni Senhuile.

“Come in molti altri paesi del Sud del mondo”, spiega Re:Common, recuperando le parole di Action Aid Senegal, “in Senegal il fenomeno dell’accaparramento delle terre è in crescita esponenziale. Lo Stato sta privatizzando il territorio, fra il 2000 e il 2012 ha ceduto a soggetti privati 844mila ettari. Dati eclatanti, se pensiamo che si parla di una superficie pari a quasi un quarto del territorio di tutto il Senegal. L’accelerazione in questo processo si è avuta nel 2008. La profonda crisi energetica che ha colpito il paese ha spinto Dakar a vendere a destra e a manca le risorse del suo territorio. Una linea di condotta suggerita con forza dai consulenti della Banca mondiale che hanno “aiutato” il governo nella stesura delle sue nuove linee guida. La politica dell’Unione europea improntata sullo sfruttamento estensivo degli agrocombustibili ha fatto il resto, almeno in relazione all’incremento del land grabbing.

Eppure, si accalora Mariam Sow dell’organizzazione senegalese Enda Pronat, l’agricoltura a dimensione familiare è il fulcro della società senegalese. Copre il 63 per cento del fabbisogno alimentare nazionale, mentre il 75 per cento della popolazione dipende da essa. “Ma si preferisce penalizzarla, invece di favorirla”.

Qui il testo dell’appello:

Alla cortese attenzione del Sig. Giovanni Tampieri,
Amministratore delegato della Tampieri Financial Group:
sono venuto a conoscenza dell’investimento che la Sua azienda sta realizzando nella regione di Ndiaël, in Senegal. Tale investimento rappresenta una minaccia per circa 9000 persone che vivino di piccola agricoltura e allevamento ed hanno bisogno di quella terra per il loro sostentamento. L’implementazione del progetto impedisce agli abitanti dei 37 villaggi nelle zone interessate di accedere a pascoli, alle fonti d'acqua e alle infrastrutture sociali di base, con conseguenze negative per la qualità della loro vita.
In solidarietà con le comunità del Ndiaël, Le chiedo di intraprendere misure immediate per assicurare che:
Senhuile SA cessi tutte le attività e si ritiri dalla zona dell’investimento;
qualsiasi futuro progetto di investimento sia fatto precedentemente oggetto di consultazioni con il Collettivo dei 37 villaggi per la difesa della riserva del Ndiaël.
Mi auguro un Suo pronto intervento per porre fine a questa ingiustizia
Cordiali saluti

Per firmare bisogna recarsi qui.