Il 10 e 11 novembre scorso a Senigallia, in provincia di Ancona, si è tenuto il convegno "La nuova agricoltura ecologica nell'economia solidale".

Lo scopo principale dell'iniziativa era quella di promuovere e favorire l'incontro e il collegamento in rete fra tutto l'ampio movimento associativo e produttivo dell'agricoltura ecologica, di vecchia e nuova costituzione, e fra questo e il recente ma dinamico mondo dell'economia solidale, ovvero Reti di economia solidale, Distretti di economia solidale, Gruppi d'acquisto solidali, produttori e associazioni di vari settori.

Soggetti che operano con una finalità comune -quella della trasformazione positiva del sistema economico e sociale nel quale viviamo per la costruzione dal basso di un nuovo sistema economico, basato sulle buone relazioni e sulla collaborazione e solidarietà, invece che sulla conflittualità, e orientato al rispetto dei principi di ecologia, sobrietà, giustizia sociale, responsabilità, valorizzazione di tutte le risorse umane, benvivere diffuso, nel rispetto dei criteri di centralità della persona e del rapporto con il territorio e la comunità territoriale.

Tenere alta l'attenzione intorno alle scelte che si stanno operando in merito alla dismissione dei beni demaniali che sono proprietà collettiva, quindi di noi tutti, è un gesto concreto di responsabilità nei confronti delle future generazioni e di attiva e critica partecipazione ai processi decisionali in atto.
Chiediamo:
− di poter porre una seria attenzione e una riflessione consapevole intorno alla CENTRALITA' della TERRA, della sua proprietà, del suo uso e gestione
− di ripensare all'agricoltura, come risorsa fondamentale per il benessere delle comunità, nelle esperienze orientate ad alternative di sviluppo per i territori, nel rispetto delle loro vocazioni e identità.
Intendiamo ripensare alla TERRA come:
− TERRA COME SPAZIO VIVO, che contiene e genera nuova vita di ogni forma, che
conserva e produce cibo, economia, cultura e relazioni sociali, che permette la sussistenza dell'identità delle comunità locali e il poter trasmettere il patrimonio complessivo, frutto di scelte di generazioni.
− LA TERRA E' VIVA e non un investimento o un lotto commerciale da vendere o su cui speculare. Non si specula sulla vita.
− TERRA COME BENE COMUNE da tutelare, salvaguardare e proteggere, proprietà collettiva e di gestione collettiva, da cui passa il diritto ad accedervi, il diritto ad individuare la destinazione d'uso e gestione, il diritto a resistere alla privatizzazione. L'art. 44 della Costituzione indica nell’utilizzo della terra il mezzo per perseguire “equi rapporti sociali”. Nell’assegnazione di terre pubbliche si deve quindi avere come obiettivo la possibilità di generare il massimo grado d’interesse per la collettività.
− LA TERRA DEMANIALE E' NOSTRA. Rendere privato un bene pubblico necessita di un passaggio importante di consultazione collettiva e non è assimilabile ad una merce oggetto di compravendita poiché la terra tutela diritti più ampi, che riguardano la popolazione intesa come popolazione presente, e tutto ciò che attiene ai diritti di cittadinanza ATTUALE, ma anche futura. Se non vigiliamo e non proponiamo oggi soluzioni alternative con resistenza e determinazione, i cittadini di domani si troveranno privi di un diritto che gli spetta. Può un governo tecnico arrivare a tanto per sanare gli sbilanci di cassa prelevando risorse dalla dismissione di un bene pluriennale tanto strategico e determinante per l'autodeterminazione di un popolo?
− TERRA COME AMBITO per la proposta di una NUOVA AGRICOLTURA che scegliamo indipendente, contadina, diffusa, partecipata e collaborativa, energeticamente e ambientalmente sostenibile, centrale nel modello economico locale e non residuale o asservita al settore industriale

IL CAMBIAMENTO PASSA dal CIBO, dalla sovranità territoriale rispetto alle politiche alimentari, quindi facciamo la proposta di un modello dove la NUOVA AGRICOLTURA possa rappresentare una delle soluzioni altre, partecipate e dal basso, da opporre alle scelte a senso unico che hanno portato ad impoverire le economie dei luoghi premiando le economie dei flussi, ciniche ed impersonali.
Crediamo che questa proposta sia da condividere quanto più possibile e da allargare alle reti sorte per la tutela dei beni comuni ARIA, ACQUA, SALUTE, lavorando e impegnandoci accanto:
- ai contadini responsabili e alle imprese agricole che hanno a cuore lo sviluppo del settore in modo etico e con un alto valore aggiunto sociale e ambientale;
- a tutte le realtà cooperative, che hanno a cuore la scelta prioritaria della sovranità alimentare in senso locale e globale
- alle reti di consumatori responsabili, che chiedono un cibo sano e di alto valore nutritivo, per la cui produzione siano rispettati l'ambiente e il lavoro
- agli enti locali e istituzioni che intravedono in questa manovra un ulteriore depauperamento identitario e culturale oltre che ambientale ed economico
Facciamo appello per un possibile nuovo modello economico solidale per i territori marchigiani, orientato al ben-essere e ben-vivere.