L'obesità non risparmia i paesi in via di sviluppo:sono oltre 900 milioni le persone obese o in sovrappeso, quasi il doppio rispetto ai paesi industrializzati.

Secondo lo studio “Future Diets” dell’Overseas Developement Departement (ODI), una persona su tre nel mondo è obesa. Tra il 1980 e il 2008, il tasso di obesità è aumentato del 23%. Il dato più allarmante proviene dai paesi in via di sviluppo, dove il numero di obesi si è triplicato, raggiungendo i 904 milioni, quasi il doppio rispetto ai paesi industrializzati. Nord Africa, Medio Oriente e America latina hanno infatti un tasso di obesità del 57%, pari a quello europeo.

“Il tasso in crescita di obesità e sovrappeso è allarmante” ha dichirato Steve Wiggins, autore del report. Di conseguenza, lo studio prevede un drammatico aumento del numero di persone colpite da alcuni tipi di cancro, diabete, infarti e ictus. Le cause dell’obesità sono da ricercare principalmente nell’aumento dei redditi e dell’urbanizzazione, che solitamente comporta un maggior consumo di carne, grassi e zuccheri. In particolare, nel Sud del mondo, il consumo di zuccheri è aumentato del 20% per persona tra il 1961 e il 2009.

Lo studio mette in evidenza anche il paradosso dei paesi in via di sviluppo: se da un lato il numero delle persone obese e in sovrappeso è aumentato, dall’altro, ancora centinaia di milioni di persone sono malnutrite e un terzo dei bambini soffre di rachitismo.

Nonostante la globalizzazione abbia causato un’omogeneizzazione delle abitudini alimentari, esiste ancora la possibilità di attuare delle politiche che influenzino l’alimentazione. Implementare delle misure che abbiano degli obiettivi specifici riguardo alla dieta può portare a dei buoni risultati. È il caso della Corea del Sud dove,  grazie alle campagne governative sull'educazione alimentare e alla formazione di donne per la preparazione di cibo tradizionale con un basso contenuto di grassi e ricco in vegetali, il consumo di frutta è aumentato del 300% e quello di verdura del 10% tra il 1980 e il 2008. Un altro esempio è la legge introdotta in Danimarca nel 2004 che vieta l’utilizzo di grassi trans considerati una delle principali cause delle malattie cardiovascolari.

Il report sottolinea tuttavia lo scarso impegno dei  governi nell'influenzare le abitudini alimentari dei cittadini e nel prendere posizioni forti  nei confronti dell’industria del cibo. Inoltre scegliere che cosa mangiare rientrerebbe nell'ambito delle libertà individuali. In ogni caso è forse  solo questione di tempo prima che siano le persone a chiedere interventi efficaci e decisi da parte dello stato per risolvere i problemi legati all'alimentazione.