Sarà attivo da venerdì 1 novembre TerraXchange, il portale di scambio tra proprietari di terreni e aspiranti orticoltori

Una laurea in Agraria, una passione per la coltivazione sostenibile e una sfida: raggiungere l’autosufficienza alimentare. Con questi presupposti Marco Tacconi, un 25 enne di Castelletto sopra Ticino, in provincia di Novara, ha dato vita a TerraXchange (www.terraxchange.it), un progetto per “salvare” i terreni incolti o abbandonati. Perché, come legge sul sito, “noi crediamo che non esistano terreni improduttivi”. TerraXchange è un portale di scambio, online, tra chi non ha le possibilità di gestire il proprio terreno, per mancanza di tempo o per i costi di manutenzione, e gli appassionati di orticoltura, che non hanno le risorse necessarie per comprare o prendere in affitto un angolo di terra.

Creare una sinergia di iniziative orticole ecocompatibili potrebbe quindi essere, secondo Marco, una soluzione allo “spreco produttivo” di terreni, pubblici o privati. Come ricordano i membri di TerraXchange dal loro sito, l’incuria del territorio, oltre che causare una perdita di valore del terreno, rappresenta anche una delle cause principali del dissesto idrogeologico.

Il portale, che sarà completamente attivo da venerdì 1 novembre, funziona in modo molto semplice: chiunque possieda un terreno incolto e con scarso valore commerciale potrà inserire un annuncio, visibile in tempo reale. “I terreni saranno geolocalizzati tramite una mappa satellitare che permetterà al sistema di individuare terreni incolti non solo in Italia, ma in tutto il mondo – spiega Marco in un’intervista (www.it.finance.yahoo.com/notizie)- e verranno indicati i tempi per avere in concessione il terreno”. Sarà inoltre possibile cercare un terreno in una zona specifica con l’uso di filtri di ricerca. A questo punto, l’aspirante coltivatore contatta il proprietario via e-mail per trovare un accordo. Non si tratta di uno scambio monetario, ma di una moderna forma di mezzadria: i terreni vengono prestati in cambio di una parte degli ortaggi ricavati da quella terra oppure del corrispettivo valore commerciale, nel caso non ci dovesse essere raccolto. La durata dei contratti e i prezzi dei prodotti verranno decisi dal proprietario e dal gestore.

Dal sito si potranno inoltre scaricare il regolamento dettagliato e i moduli prestampati per formalizzare l’accordo, ma le parti non sono vincolate in modo definitivo: se il proprietario ha intenzione di vendere il terreno può liberamente continuare a cercare un acquirente, e se l’orticoltore non dovesse più riuscire a gestirlo, potrà lasciarlo senza dover pagare alcuna penale. 

“TerraXchange vuole creare un'unica organizzazione orticola pensante –scrive Marco in una lettera a www.tuttogreen.it- una massa che sia subito riconoscibile e che abbia potere decisionale per lottare contro la speculazione cementizia che dilaga nel nostro Paese e in tutti i Paesi moderni”.

Il progetto, per ora sostenuto da un investimento personale di tempo e denaro, una volta operativo si autofinanzierà attraverso un’attività di e-commerce, per vendere prodotti per il giardinaggio e per gli orti, oltre che oggettistica per esterni. I primi 100 terreni saranno messi in vetrina per un anno gratuitamente, ma l’idea è quella di chiedere un contributo a chi vorrà pubblicare più annunci. Sarà inoltre possibile effettuare una donazione: in questo modo TerraXchange potrà utilizzare il ricavato anche per organizzare eventi orticoli.